Depressione
La condizione depressiva si descrive come uno stato di sofferenza soggettiva che rimanda a specifiche modalità di funzionamento psichico in cui convergono:
- sintomi emotivo-affettivi (umore depresso, perdita di interesse e delle possibilità di piacere, sentimenti di impotenza e disperazione, colpa , vergogna, inutilità, indegnità, inferiorità);
- sintomi cognitivi (pensieri a contenuto negativo su di sé, una visione negativa del mondo e della vita, aspettative negative sul futuro, idee di suicidio);
- rallentamento psicomotorio;
- sintomi neurovegetativi (come insonnia e riduzione dell’appetito).
- e fisici (soprattutto dolori, astenia, disturbi gastrointestinali).
Siamo nell’ambito dei cosiddetti “disturbi dell’umore”, area della psicopatologia caratterizzata primariamente da una compromissione della qualità del vissuto affettivo: il termine “umore” rimanda, infatti, allo sfondo emotivo dell’esperienza, a quella dimensione della vita psichica che colora di segno positivo o negativo il senso che l’individuo attribuisce a se stesso e al proprio rapporto con la realtà.
Le dinamiche intrapsichiche inconsce che determinano l’insorgenza della depressione si differenziano da quelle che caratterizzano l’esperienza del lutto.
Accettazione della perdita ed esperienza del lutto:
Il dolore del lutto permane per un certo tempo, almeno fino a quando il soggetto non è in grado di accettare realisticamente la perdita e di rivolgere la sua affettività ad altri oggetti, ad altre persone o cose, concrete o astratte che siano, questo processo è ciò che viene chiamato comunemente “elaborazione del lutto”.
Impossibilità dell’accettazione della perdita e instaurarsi della depressione: l’affetto depressivo.
In alcune persone il lavoro psichico del lutto si rivela impossibile: l’Io è pieno di colpa e senso d’indegnità e s’instaura una depressione.
L’affetto depressivo, come si caratterizza:
- vissuto d’impotenza;
- la situazione è sentita come un fatto compiuto e irrevocabile che ha introdotto un cambiamento negativo della propria condizione;
- l’evento “chiave” che può innescare l’affetto depressivo è la perdita, la perdita di qualcuno/qualcosa che si ritiene necessario per il mantenimento del benessere psichico;
- allo stesso tempo questo cambiamento si denota anche come perdita di uno stato del Sé, come un venir meno della stabilità interiore e del sentimento del proprio valore, della propria capacità;
- L’affetto depressivo implica sempre quindi un calo dell’autostima e un impoverimento del Sé: chi è depresso si sente scarico, svuotato, non crede più in se stesso e può ritenersi un fallito.
Ma perché l’autostima sia compromessa oltre alla perdita, devono sussistere anche altri fattori:
- la mancata accettazione della perdita e il permanere del desiderio nei confronti dell’oggetto/persona perduto/a desiderio destinato a rimanere insoddisfatto per sempre perché la propria aspirazione al ricongiungimento con esso rimarrà sempre tale;
- infine, è necessaria la presenza dell’aggressività, un’aggressività diretta contro se stessi. Questo aspetto, peraltro, è ciò che differenzia la depressione dalla semplice tristezza, condizione che non ferisce il sentimento di sé, non implica un calo di autostima e non toglie la speranza.
Fatte queste premesse sul nucleo costitutivo di ogni esperienza depressiva (l’affetto depressivo), va precisato che:
parlare di “depressione” non significa riferirsi ad un’unica condizione clinica: la psicoanalisi contemporanea affronta il problema considerando le eterogenee configurazioni del mondo interiore che stanno dietro le quinte della sofferenza, i livelli di funzionamento mentale e di organizzazione strutturale della personalità che sottendono diverse espressioni cliniche della depressione.